martedì 15 gennaio 2013

Julius Nyerere: il capo di Stato più amato dell’Africa


Con questo post e gli altri 3 che seguiranno, parlero’ di Julius Nyerere, uno dei leader capo di Stato, più amati in Africa ed iniziatore del socialismo africano, nonché l’unico capo di Stato africano di cui sia in corso una causa di beatificazione. E’stato Presidente del Tanganika prima e Tanzania poi dal 1964 al 1985.
“Avevamo un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune”. Sono le parole, riprese dagli Atti degli Apostoli, usate da Julius Nyerere per un biglietto di auguri inviato ai capi di Stato nel 1977. Parole che rivelano il suo sogno di una società solidale ispirato dalla fede cristiana.
Leggevo in uno scritto di Padre Bernard Joinet, missionario dei padri bianchi in Tanzania, che Nyerere è da considerarsi un esempio universale per tre ordine di motivi.
Il primo è dato dai rapporti che ha saputo tenere con la religione islamica e le altre religioni. Ha saputo far coesistere in maniera pacifica nel suo partito musulmani e cristiani. Questa pace si è mantenuta anche in tutto il Paese.
In secondo luogo perche' Nyerere è sempre stato convinto che il potere politico era la chiave dell’indipendenza e della costruzione di una società egualitaria. Occorreva assolutamente conquistarlo e mantenerlo. Ma la sua caratteristica e'stata quella di cederlo non appena i suoi mandati presidenziali erano pervenuti a regolare scadenza resistendo all’enorme pressione del popolo che non voleva privarsi del suo Padre fondatore dopo l'indipendenza coloniale.
Il terzo motivo è il suo distacco dal Dio denaro. Indossava sempre abiti semplici. Risiedeva in una villetta in riva al mare e la moglie, faceva personalmente la cucina e non ha fatto erigere un palazzo presidenziale. La sua famiglia non ha goduto di alcun privilegio.
Nyerere e'stato fedele durante tutto il suo mandato di presidente della Tanzania a tre principi:
a) il rispetto per la persona umana e il rifiuto di ogni discriminazione, soprattutto razziale;
b) la promozione dell’uguaglianza tra uomini, gruppi e nazioni;
c) il riconoscimento a tutta la popolazione dell’accesso alla terra.

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