Si sottolineava che tra il 2008 e il 2012 la Commissione Europea ha registrato 534 nuove misure protezionistiche. Anche Argentina, Cina, India, Brasile, Russia e Stati Uniti hanno introdotto alcune restrizioni.
L’Unione Europea resiste solo perché dietro ci sono gli interessi della Germania, che evidentemente dal libero scambio trae grandi vantaggi.
Tuttavia, man mano che la crisi spinge il pedale sull'acceleratore, in Europa aumentano i consensi verso misure di controllo dei commerci, di limitazione delle acquisizioni estere e di ripristino della sovranità nazionale sulla moneta.
Nell'intervista leggevo che "il premio Nobel per l’Economia Paul Samuelson, ci ha spiegato che in presenza di disoccupazione, il libero scambio crea problemi, non vantaggi. E l’economista Dani Rodrik ci ricorda che negli anni Cinquanta e Sessanta sussistevano numerosi controlli sui movimenti di capitali e di merci, eppure lo sviluppo, l’occupazione e la distribuzione del reddito erano migliori di oggi, anche perché quei controlli permettevano ai singoli Stati di perseguire obiettivi interni, occupazionali e distributivi. Si potrebbe anche ricordare che la massima liberalizzazione dei movimenti internazionali dei capitali fu raggiunta esattamente alla vigilia della prima guerra mondiale. E’ dunque proprio un incondizionato liberoscambismo, soprattutto in tempi di gravissima crisi economica, che rischia di alimentare le peggiori pulsioni nazionaliste".
Stante queste considerazioni, vorrei elencare invece alcuni vantaggi di politiche non protezioniste.
Il maggior accesso a mercati protetti da barriere non tariffarie, apre nuovi importanti sbocchi alle esportazioni.
La reciprocita' multilaterale ha il grande merito che, a fronte di minori ostacoli alle importazioni di alcuni settori, vi sono altri importanti settori che beneficiano di maggiori aperture altrui, generando importanti sbocchi per la presenza produttiva all'estero.
Per concludere, in breve i svantaggi delle politiche protezioniste: sicuramente un forte innalzamento dei prezzi, la restrizione della scelta dei beni disponibili, la creazione di un effetto moltiplicatore (meno import da A=meno export di A), ritorsioni e costi amministrativi (burocrazia).
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