Dal 2011ho attivato il google alert con il termine
“droga”. Mi arrivano ogni giorno le notizie su questo fenomeno.
Da tutti gli articoli letti, emerge che il
comportamento di abuso da sostanze stupefacenti richiama diverse forme di
disagio su base individuale e relazionale. 
Come fenomeno sociale, si possono individuare alcuni fattori che hanno
contribuito e contribuiscono al mantenimento di questo fenomeno e sono:
·             
gli interessi economici internazionali;
·             
il facile accesso al mercato;
·             
un modello di vita improntato ai valori di consumo e
ai guadagni rapidi.
Tutto, sotto un unico cappello:
l'illegalità, ma a farne le spese, è sempre il consumatore.
Il quadro che emerge da
questa “finestra sul mondo” è molto interessante: un mondo in lotta contro la
droga. 
Non c’è continente, Stato, Istituzione
locale, nazionale ed internazionale, che non sta prendendo posizione contro
questo terribile flagello, anche se con posizioni in certi casi completamente
differenti ed inaspettate, ma tutti accomunati da un severo ed univoco no alla
droga.
Infatti sul lato dell’offerta i cartelli
della droga stanno adottando una strategia sempre più aggressiva ed
espansionistica nell'invadere nuovi mercati con nuove droghe, con schemi di
distribuzione in continua evoluzione e con un'abilità sempre più spiccata
nell'occultare, trasferire e ripulire i proventi dei loro traffici. 
Un fatto ancor più preoccupante è che essi utilizzano le
risorse accumulate, per interferire con i processi democratici ed economici dei
paesi, condizionando la politica e assumendo il controllo di settori chiave del
mondo imprenditoriale e dei servizi finanziari.
Sempre più spesso si assiste a forme di collaborazione
tra i cartelli della droga e gruppi terroristici, che utilizzano gli
stupefacenti per procurarsi le armi.
Sul lato
della domanda ci sono posizioni difformi ed in certi casi sorprendenti. La più
interessante e con portata rivoluzionaria è quella della Commissione Globale
sulle politiche delle droghe che ha presentato un rapporto, in cui si dice in
maniera netta che “la lotta alla droga è
fallita”, con conseguenze devastanti per la società e gli individui di
tutto il mondo. 
La
Commissione sostiene che è giunto il momento di finirla con la
criminalizzazione, l’emarginazione, la stigmatizzazione di chi fa uso di droghe
ma non arreca danni agli altri. 
Le misure repressive
dirette a produttori, trafficanti e consumatori di droga si sono rivelate un
boomerang, impedendo misure di sanità pubblica per ridurre i malati di Hiv, le
vittime dell’overdose e chi viene seriamente danneggiato dalle droghe. 
Per la
commissione quindi occorre puntare sui servizi sanitari e su una prevenzione
credibile, non più basata sul messaggio di “tolleranza
zero”. 
Ma
soprattutto, occorre sperimentare modelli di legalizzazione delle droghe, in
particolare la cannabis, che colpiscano la criminalità organizzata
salvaguardando la salute dei cittadini.
La posizione
sopra citata, non deve essere considerata così rivoluzionaria e soprendente, in
quanto dimostra, che sul tema continua ad esserci molta confusione; basti
pensare che nonostante la presenza di molte convenzioni internazionali, ogni
Stato ha un suo approccio differente, nella lotta alla droga. 
Detto questo
analizzando gli articoli e i documenti che ho letto, ne esce
fuori quindi un quadro molto particolareggiato ed estremamente interessante
sulla domanda, sull’offerta, sulla geografia, sulla storia dei traffici e delle
guerre nonchè sulle politiche di contrasto.
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