giovedì 14 giugno 2012

Vita d'azienda: il responsabile relazioni esterne di Andrea Martire

Nella vita come nel lavoro c'è bisogno di ripartire le competenze tra più persone, di cui, auspicabilmente, ci fidiamo. Un principio vecchio come la scoperta del fuoco ma sempre attuale; segregation duties, viene chiamato nelle aziende moderne. Sembra diventato un lusso, ma la figura del responsabile relazioni esterne è cruciale nella vita aziendale odierna.
Funziona un po' come il ministro degli esteri; apparentemente non vende, non lega, non risolve ma in effetti fa tutto questo in silenzio. E' un ruolo di relazione, e per questo non ci sono regole certe. Non vende perché non è il direttore commerciale, ma prepara il terreno per il sales manager. Non crea e non risolve problemi direttamente, ma sa quali leve muovere. Quello che fa non l'ambasciatore (l'ad) ma il console.

Dotato di diplomazia, di solito viene mandato nelle occasioni ufficiali a costruire relazioni con enti, istituzioni, competitor. Può avere intrecci con i media (ma non è il main task, questo è pane per i denti dell'ufficio stampa), incontra le autorità, galleggia sulle relazioni politiche (chi non ha bisogno di relazioni politiche oggi? Siamo realisti!), promuove studi, incontri, seminari tematici.

Perché di solito è un umanista e ci tiene a farlo vedere. Va in missione a scoprire nuovi mercati o sondare le novità in quelli già esistenti. Ha il compito di "agganciare" potenziali partner, tiene sott'occhio la reputazione dell'azienda e di solito toglie le castagne dal fuoco al ceo quando qualcuno chiede conto di qualche politica aziendale particolarmente sotto tiro.
E' una posizione sempre più sacrificata, man a mano queste funzioni vengono svolte dal commerciale, dall'ufficio stampa. Ma non è la stessa cosa.
Mazzarino è un riferimento ben preciso, mica Colbert aveva le stesse attitudini (l'avevo detto che di solito è un umanista..).
Bisogna soprattutto essere uomini (o donne) di mondo per riuscire bene in questo ruolo. Occorre avere lo spunto per comprendere subito l'interlocutore, avere una rete di "informatori" degna di Diabolik ed una certa dose di faccia di bronzo.
Tiziano Terzani avrebbe svolto alla perfezione questo delicato compito. La google-democrazia tende ad omogeneizzare tutto, oggi. Così, finisce che ci si assomiglia ma non ci si ri-conosce.  Oggi occorre saper esercitare le "astuzie della mente", per dirla con Hegel. Come? Assumetemi..
Andrea Martire

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