mercoledì 8 febbraio 2012

Employer branding e Internet, quello che le aziende (ancora) non sanno


Da qualche anno ha preso piede anche in Italia l’employer branding, insieme di strategie di marketing messe in atto con lo scopo di far percepire la propria impresa come “luogo di lavoro ideale”. Tra i diversi strumenti di comunicazione a disposizione delle aziende, però, non sempre è stato adeguatamente sfruttato Internet: scarso il ricorso a corporate blog , rara la presenza nei social media in ottica HR, molto sottovalutata la dimensione reputazionale del proprio brand in rete.
Eppure i numeri parlano chiaro, così come l’esperienza quotidiana: se ci si affida alle recensioni di perfetti sconosciuti per scegliere un ristorante o un villaggio vacanze, quanto può essere importante monitorare quello che dicono ex dipendenti, lavoratori o candidati a proposito della nostra società?
Secondo una recentissima ricerca di Ca Technologies sembra che le aziende del nostro Paese rischino di passare seri guai organizzativi se non sapranno gestire dipendenti (attuali o potenziali) sempre più 2.0. Referenze, reti professionali, passaparola - virtuali prima ancora che reali - non possono che influenzare le preferenze di ciascun individuo, i suoi gusti e infine le sue decisioni, comprese quelle sui posti in cui andare a lavorare. Per le Direzioni Risorse Umane il pericolo non riguarda solo i cosiddetti millennials, gli under 30 nativi digitali abituati a smartphone e social network, ma anche la forza lavoro nel suo complesso, sempre più attiva on line. Non includere Internet nel proprio employer branding mix è pertanto un’assenza colpevole nei confronti tanto della Generazione Y (che sul web ci vive) quanto dei più senior (che riconoscono Internet e i propri contatti social come fonti più affidabili rispetto ai media tradizionali).

Silvia Zanella


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