Il principale produttore di oppio è
l’Afghanistan, seguito dalla Birmania. A questi si devono aggiungere le
produzioni dei paesi dell’Est, Kazakhstan, Turkmenistan, Uzbekistan e Ucraina.
I principali paesi produttori di coca sono la
Colombia, il Perù, e la Bolivia, e altri paesi stanno entrando nel mercato,
come il Brasile e l’Ecuador.
I principali produttori di marijuana sono il Messico
seguito dalla Colombia.
Per quanto riguarda l’hascic, il Libano insieme all’Afghanistan,
il Pakistan e il Marocco.
Dal lato della domanda, il mercato mondiale della
cannabis e i suoi derivati è diviso quasi equamente tra Stati Uniti ed Europa.
Se
andiamo ad analizzare la geografia dei traffici in Italia, la provenienza degli
stupefacenti segue le principali vie internazionali di traffico.
La
cocaina arriva dalla Colombia transitando dal Messico, Spagna, Olanda, e
Brasile. I principali punti d’ingresso
nell’Unione Europea sono Spagna, Portogallo e Paesi Bassi.
L’eroina
parte dall’Afghanistan passando per Grecia e Turchia.
L’hashish
parte dal Marocco e arriva nel nostro Paese transitando per Francia e Spagna.
Infine
la marijuana e le droghe sintetiche arrivano direttamente dall’Olanda.
Mi sia permessa un’ultima considerazione
sulla situazione nordafricana all’indomani della cosiddetta “primavera araba”[1]. L'instabilità degli ultimi tre anni nel Nordafrica, fa prevedere un
peggioramento della situazione in Europa e in particolare in Italia per la
lotta al narcotraffico.
Sarebbe necessario un piano più
complesso che permetta di includere il più ampio numero di Paesi possibile, a
fronte di un traffico di droga sempre meno controllabile e contrastabile.
Come? Agendo all'origine del flusso, dal
Sud America, con le annuali 994 tonnellate di cocaina e dall'Afghanistan, con
820 tonnellate di eroina e una produzione di hashish che ha superato quella
marocchina. In tale contesto, la regione sahariana sta diventando uno snodo
cruciale, infatti la distribuzione di cocaina passa dal Sud America all'Europa
attraverso il Sahara, come anche l'eroina afghana.
Nei Paesi dove l'instabilità regna
sovrana, il rischio è la creazione prima di gruppi sempre più forti, destinati
a diventare cartelli, capaci di spartirsi il territorio.
Questi cartelli iniziano a concorrere
tra loro e la loro preoccupazione non è certo chi lotta contro il
narcotraffico, ma la concorrenza.
La presenza dei cartelli diventa sempre
più invasiva. Sono
interessati a partecipare al sostegno politico, a partecipare alle campagne
elettorali per fare avere uomini o comunque persone facilmente controllabili, a
investire in politica per destabilizzare la situazione o anche diffondere il
terrore tra l'elettorato, come accaduto in Niger.
[1] Primavera
araba, è un termine di origine giornalistica utilizzato perlopiù
dai media occidentali per
indicare una serie di proteste ed agitazioni cominciate alcune già durante
l'inverno 2010/2011 e in parte tuttora in corso[nelle regioni del Medio Oriente, del vicino Oriente e del Nord
Africa. I paesi maggiormente coinvolti dalle sommosse
sono l'Algeria, il Bahrein, l'Egitto, la Tunisia , lo Yemen,
la Giordania ,
il Gibuti, la Libia e la Siria.
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