lunedì 22 dicembre 2014

Un'istantanea sul traffico di droga

Il principale produttore di oppio è l’Afghanistan, seguito dalla Birmania. A questi si devono aggiungere le produzioni dei paesi dell’Est, Kazakhstan, Turkmenistan, Uzbekistan e Ucraina.
I principali paesi produttori di coca sono la Colombia, il Perù, e la Bolivia, e altri paesi stanno entrando nel mercato, come il Brasile e l’Ecuador.
I principali produttori di marijuana sono il Messico seguito dalla Colombia.
Per quanto riguarda l’hascic, il Libano insieme all’Afghanistan, il Pakistan e il Marocco.
Dal lato della domanda, il mercato mondiale della cannabis e i suoi derivati è diviso quasi equamente tra Stati Uniti ed Europa.
Se andiamo ad analizzare la geografia dei traffici in Italia, la provenienza degli stupefacenti segue le principali vie internazionali di traffico.
La cocaina arriva dalla Colombia transitando dal Messico, Spagna, Olanda, e Brasile.  I principali punti d’ingresso nell’Unione Europea sono Spagna, Portogallo e Paesi Bassi.
L’eroina parte dall’Afghanistan passando per Grecia e Turchia.
L’hashish parte dal Marocco e arriva nel nostro Paese transitando per Francia e Spagna.
Infine la marijuana e le droghe sintetiche arrivano direttamente dall’Olanda.
Mi sia permessa un’ultima considerazione sulla situazione nordafricana all’indomani della cosiddetta “primavera araba”[1]. L'instabilità degli ultimi tre anni nel Nordafrica, fa prevedere un peggioramento della situazione in Europa e in particolare in Italia per la lotta al narcotraffico.
Sarebbe necessario un piano più complesso che permetta di includere il più ampio numero di Paesi possibile, a fronte di un traffico di droga sempre meno controllabile e contrastabile.
Come? Agendo all'origine del flusso, dal Sud America, con le annuali 994 tonnellate di cocaina e dall'Afghanistan, con 820 tonnellate di eroina e una produzione di hashish che ha superato quella marocchina. In tale contesto, la regione sahariana sta diventando uno snodo cruciale, infatti la distribuzione di cocaina passa dal Sud America all'Europa attraverso il Sahara, come anche l'eroina afghana.
Nei Paesi dove l'instabilità regna sovrana, il rischio è la creazione prima di gruppi sempre più forti, destinati a diventare cartelli, capaci di spartirsi il territorio.
Questi cartelli iniziano a concorrere tra loro e la loro preoccupazione non è certo chi lotta contro il narcotraffico, ma la concorrenza.
La presenza dei cartelli diventa sempre più invasiva.  Sono interessati a partecipare al sostegno politico, a partecipare alle campagne elettorali per fare avere uomini o comunque persone facilmente controllabili, a investire in politica per destabilizzare la situazione o anche diffondere il terrore tra l'elettorato, come accaduto in Niger.



[1] Primavera araba,  è un termine di origine giornalistica utilizzato perlopiù dai media occidentali per indicare una serie di proteste ed agitazioni cominciate alcune già durante l'inverno 2010/2011 e in parte tuttora in corso[nelle regioni del Medio Oriente, del vicino Oriente e del Nord Africa. I paesi maggiormente coinvolti dalle sommosse sono l'Algeria, il Bahrein, l'Egitto, la Tunisia, lo Yemen, la Giordania, il Gibuti, la Libia e la Siria.

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