La droga è un nemico troppo potente per il raggiungimento e la conservazione del benessere individuale. Il tossicodipendente, per quanto cronicizzato, non può essere abbandonato alla sua condizione di disagio e di malattia e deve essere sempre considerato recuperabile alla vita.
Chi ne fa uso, non è in grado di gestirsi, recando danni a se stesso e agli altri vicini.
L'eroina, in particolare, porta con sé il fantasma della disperazione, autodistruzione e morte, che prende corpo in un circolo progressivamente vizioso fatto di reati, carcere, prostituzione, overdose e aids
I genitori di un figlio tossicomane devono essere lucidi e non devono disperare mai e devono mantenere il dialogo tra loro e con lui, prodigargli affetto e favorire i suoi contatti con strutture che lo possono prendere in carico, anche se solo l'impegno personale dell'individuo, la sua volontà di rinascita e la sua capacità di riprendersi, possono assicurare il ritorno alla normalità dal mondo allucinante dei narcotici. Per questo sono necessari anche gli aiuti sociali delle famiglie e delle comunità terapeutiche.
... E soprattutto quando ci sono figli dovrebbero aiutare i dipendenti dalle droghe a rialzarsi, a recuperare la loro vita e a disintossicarli... Sradicare un figlio dalla sua famiglia reca due danni: al bambino - che si ritrova in case famiglia lontano dal loro nido - e a chi fa uso di droghe perché perde ogni stimolo ..
RispondiEliminaHai perfettamente ragione Bruno
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