Mi ricordo quanto era bello andare a votare quando ero piccolo, accompagnando i miei genitori al seggio di Via Renzini: trovavi seggi pieni di entusiasmo, con molti cittadini che avevano il piacere di ottemperare al loro diritto/dovere di voto.
Trovavi rappresentanti di lista orgogliosi di sventolare il simbolo del loro partito per gratuita passione e non per soldi.
Trovavi i tuoi vicini del palazzo, i genitori dei tuoi compagni di scuola e sentivi nel tuo cuore il dovere di votare e non vedevi il gesto della crocetta sulla scheda elettorale, come una facolta'di cui avvalerti.
Il voto era espressione del proprio credo politico e non di una protesta e i candidati erano politici con la P maiuscola e non gregari di partito, eterni secondi, professori, imprenditori, giornalisti o mr/mrs nessuno. Lo sfaldamento dei partiti, ha fatto mancare quella mobilitazione degli elettori e quel senso di identificazione con il programma politico del partito di appartenenza che si traduceva negli anni 70 80, in un'alta partecipazione al voto.
Quindi prima ci si sentiva legati alle ideologie dei partiti, ora si preferisce o il non voto o una crescita della protesta nei confronti di chi ha deluso certe attese magari rivolgendosi a formazioni politiche che fanno del rifiuto del sistema partitico una professione per il futuro.
Io voterò per poter aver voce in capitolo....
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