Dopo mesi di
un "bear market" che ha in certi casi ha dimezzato le quotazioni
azionarie, sono molti gli investitori che lamentano grandi perdite quasi sempre
impossibili da colmare.
Queste
perdite sono però collegate ad un atavico problema degli investitori: la
mancanza di saggezza e la mancanza di abilità a controllare i propri impulsi.
Non è dunque
su un enorme quoziente d’intelligenza che si fonda un approccio intelligente
all’investimento azionario. Ci vuole qualcos’altro e Benjamin Graham, fondatore
del value investing, lo dice nel suo libro, The Intelligent investor.
“La più
realistica distinzione tra un investitore e uno speculatore si coglie nella
loro attitudine nei confronti dei movimenti del mercato azionario. L’interesse
primario di uno speculatore è quello di anticipare le fluttuazioni di mercato
al fine di trarne profitto. L’interesse primario dell’investitore sta invece
nell’acquistare e detenere a prezzi convenienti dei titoli convenienti. Per
lui, i movimenti di mercato sono importanti per un motivo pratico, dal momento
che danno vita alternativamente a prezzi bassi ai quali è saggio acquistare e a
prezzi alti ai quali è necessario astenersi dal comprare e potrebbe probabilmente
essere saggio vendere.
Non è per
niente sicuro che un tipico investitore debba regolarmente aspettare che si
presentino bassi livelli di mercato prima di comperare, perché ciò potrebbe
comportare una lunga attesa, una quasi certa perdita di reddito, e il possibile
costo delle opportunità mancate. Nel complesso, è forse meglio se l’investitore
si dedica a comperare azioni ogni qualvolta ha denaro a disposizione per questo
scopo, tranne quando il livello generale del mercato è molto più alto di quello
che può essere giustificato in base a standard di valore ben fondati. Se vuole
essere astuto, può guardarsi attorno in cerca di qualche buon affare, che a
livello di singolo titolo non manca mai.
L’investitore
con un portafoglio di solide azioni deve aspettarsi che i loro prezzi siano
soggetti a fluttuazioni e non dovrebbe né preoccuparsi di un sensibile calo né
eccitarsi per un corposo rialzo. Dovrebbe sempre ricordare che le quotazioni di
mercato sono lì per la sua convenienza, in modo da poter essere sfruttate o
ignorate. Non dovrebbe mai comperare un’azione perché il prezzo è salito o
venderla perché è sceso. Non sarebbe più di tanto in errore se il suo motto,
più semplicemente, fosse il seguente: ‘Non acquistare mai un’azione subito dopo
un forte rialzo, non venderla mai subito dopo un forte ribasso.’”
L’investitore
intelligente, è dunque quello che sa basare le sue scelte a dei solidi criteri
di valore, che non si lascia trascinare nel controproducente gioco della
speculazione, che ha la forza psicologica di prendere le distanze dagli eccessi
del mercato, servendosene senza caderne vittima.
La teoria del
“value investing” è semplice: non cadere mai nella tentazione di fare soldi
facili.
Se investi in
un' azienda, devi crederci. Quindi bisogna cercare i titoli meno costosi, con
le migliori prospettive, e tenerli per almeno tre anni, o anche quindici,
finché non realizzano le proprie potenzialità. "Mai comprare azioni
popolari, tranne forse nei periodi di recessione".
Il segreto è
questo: quando si compra un titolo, devi saperne molto più di chi te lo
vende.
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