Leggevo una lettera su un quotidiano, di un uomo di 72 anni, vedovo da dieci anni, con i figli lontano in un altro continente e con una pensione di 640 euro (dopo 40 di servizio come gastronomo in un supermercato).
In questa racconta la sua quotidianità di uomo solo, ma fortunato perché ha una "casa ereditata dai suoi genitori e una pensione che gli permette di sopravvivere".
La mattina è dedicata alle pulizie quotidiane e alla spesa, un pranzo prima delle 13 per seguire in pace il telegiornale.
In inverno passa il pomeriggio in biblioteca comunale per leggere il giornale, navigare in internet e "annusare" la compagnia dei giovani che sono li per studiare.
Quando la biblioteca è chiusa si reca negli studi medici per leggere delle riviste e scambiare due chiacchiere con i pazienti che sono nella sale di attesa.
La biblioteca e lo studio medico gli permettono di essere in compagnia e di risparmiare sul riscaldamento.
Alle 19 il ritorno a casa per preparare la cena (una minestra e un frutto) in tempo per il telegiornale delle 20.
Una vita dignitosa che "vale la pena di vivere".
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