Primo pari per la Roma di Andreazzoli, dopo una sconfitta e tre successivi consecutivi. La classifica resta più o meno quella che era, anzi in ottica terzo posto la Roma scivola a -7 dal Milan, in attesa che Lazio, Inter e Fiorentina scendano in campo (all'Olimpico confronto diretto tra biancolesti e gigliati).
Indubbiamente la trasferta di Udine non si presentava sulla carta agevole, per una serie di motivi. La pesante assenza forzata di Pjanic, l'uomo di maggior qualità del centrocampo, induceva l'allenatore giallorosso a disegnare una "squadra da battaglia", con un centrocampo folto (De Rossi, Perrotta e Florenzi con Marquinho e Torosidis esterni) praticamente specchio di quello friulano.
Davanti l'escluso era Osvaldo, con Totti e Lamela schierati sul fronte offensivo attendendo gli inserimenti dei centrocampisti a supporto.
Probabilmente l'idea di partire con una linea mediana irrobustita non era affatto sbagliata ed almeno inizialmente dava i suoi frutti: dopo un avvio in cui la difesa romanista non sembrava molto registrata, al punto da concedere al solito Di Natale, nell'occasione liberissimo, una clamorosa palla goal, la musica cambiava presto.
La Roma infatti con il passare del tempo concedeva sempre meno agli uomini di Guidolin ed iniziava ad affacciarsi in avanti con pericolose ripartenze.
In una di queste, dopo che qualche istante prima Florenzi aveva calciato clamorosamente in bocca al portiere in completa solitudine, su passaggio da calcio piazzato di Totti, lo stesso Florenzi (ancora una volta su lancio del capitàno) centrava di testa nuovamente l'estremo difensore friulano. La palla pizzicava l'incrocio dei pali e tornata in campo veniva depositata in rete da Lamela, il più lesto di tutti.
Vantaggio diciamo piuttosto casuale, dopo un discreto quanto infruttuoso avvio dell'Udinese, ma da lì in poi i giallorossi si rivelavano pressochè impermeabili innanzi agli attacchi bianconeri, riuscendo viceversa in contropiede ad impensierire in più di una circostanza il team di Guidolin.
Un calcio dunque piuttosto redditizio nei primi 45 minuti: difesa della Roma molto solida, dopo l'occasione capitata sui piedi di Di Natale in avvio praticamente poco o niente concesso agli avversari, davanti oltre al goal qualche ripartenza interessante, sfruttata in verità non al meglio. Poteva bastare così, in attesa di una seconda parte del match in cui prevedibilmente l'Udinese avrebbe attaccato alla ricerca del pari, magari scoprendosi e prestando il fianco alle ripartenze romaniste.Tutto sommato le previsioni non sono state più di tanto smentite, la ripresa è iniziata se non altro con tanta buona volontà da parte dei friulani, con una Roma sempre molto giudiziosa, rintanata nella propria metà campo e pronta a ripartire. Solo che lo spartito dettato da Andreazzoli non aveva ipotizzato un "fuori programma": azione individuale di Muriel (l'anno scorso già letale per i romani in occasione della doppietta messa a segno in quel di Lecce nel Sabato pre-pasquale) quasi sulla linea di fondocampo, messo a sedere Burdisso con una finta a rientrare, destro secco che, complice anche un campo reso scivoloso dalla pioggia via via aumentata d'intensità, trafiggeva sotto le gambe Stekelemburg.
E così il fortino difensivo della Roma, fin lì forse più preoccupata di amministrare il vantaggio che di cercare con incisività il raddoppio, era saltato.
C'era tuttavia ancora una discreta fetta di partita da giocare. Nel frattempo Totti, ammonito ed apparso un po' nervoso, ma pur sempre preziosissimo in qualità di unica vera fonte di gioco, sebbene non apparso nella sua serata migliore, aveva lasciato il posto ad un Osvaldo al centro di molte discussioni all'interno della tifoseria nelle ultime settimane. Oltretutto i giallorossi hanno avuto la possibilità di giocare gli ultimi 17 minuti in superiorità numerica, per il rosso rifilato a Heurtaux, reo di aver fermato fallosamente Florenzi, lanciato in contropiede a campo aperto.
In realtà la Roma ha spinto nel finale alla ricerca di quel successo che veramente le avrebbe potuto cambiare la stagione. E' stato negato un rigore a Torosidis, ma soprattutto Osvaldo, quasi in chiusura, ha malamente calciato a lato tutto solo davanti a Brkic, da favorevolissima posizione. Un errore davvero fatale e due punti che avrebbero potuto rivelarsi davvero preziosi, gettati al vento.
In questa città è sempre molto difficile, nel bene e nel male, riuscire a trovare equilibrio. Spesso si finisce per assurdo nella polemica tra "fazioni" appartenenti ad un'unica tifoseria: quella giallorossa.
La gara contro l'Udinese si presentava come detto per niente semplice, prima di essere disputata. La formazione allenata da Guidolin, fatta eccezione per la prima uscita stagionale tra le mura amiche contro la Juventus, non ha mai perso. Ed è un dato da non sottovalutare. Detto questo va però considerata la prestazione della Roma: una squadra indubbiamente capace di chiudersi egregiamente, lasciando pochi spazi agli avversari. Il goal del pari, siglato da Muriel, è stata un'invenzione di un singolo a difesa schierata. Burdisso purtroppo si è fatto saltare con eccessiva facilità. Ma ancora una volta, dopo il match comunque vittorioso di Domenica scorsa contro il Genoa all'Olimpico, i giallorossi hanno denunciato qualche problemino di troppo in fase di costruzione del gioco. Palloni banalmente persi e mal gestiti, una generale incapacità di condurre l'azione in modo lineare, senza finire col solito lancio lungo, spesso sbagliato nella misura. Una simile fatica nel creare occasioni inevitabilmente si riflette nella fase offensiva. Finchè arrivano i 3 punti come contro il Genoa il risultato può cancellare anche queste considerazioni, ma non sempre la sorte può girare per il verso giusto. Ad Udine la Roma è apparsa più desiderosa di amministrare il vantaggio conseguito che di cercare il raddoppio. Un raddoppio che sarebbe stato fondamentale.Senza voler ad ogni costo cercare paragoni con un passato recente, sul lungo periodo bisognerà capire se per ambire a grandi traguardi sarà sufficiente fare la fase difensiva in modo più accorto, considerando però che contestualmente quella offensiva mostra dei limiti piuttosto evidenti, facendo affidamento un po' troppo sulle giocate dei singoli anzichè puntare su una manovra corale in grado di garantire una minore difficoltà per pervenire alla conclusione.
Le risposte le avremo nelle prossime settimane, a partire dai prossimi due impegni che precederanno il derby di ritorno: il confronto casalingo di Domenica prossima in casa contro un Parma risorto (4-1 in rimonta rifilato al Torino) e la successiva trasferta contro un Palermo sempre più con l'acqua alla gola dopo la debacle interna subita dal Siena.
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