lunedì 4 marzo 2013

La nuova fase del lavoro

Quello che si deve auspicare nell’agenda sul lavoro di un potenziale nuovo Governo che si andrà ad insediare, è un risultato di tipo culturale: rompere la falsa equazione tra flessibilità del lavoro e diminuzione dei diritti dei lavoratori.
I diritti dei lavoratori, diceva Marco Biagi, si conquistano prima di tutto nel mercato. Ma se le regole del mercato tolgono opportunità, invece di crearne, se soffocano tutte le iniziative di imprenditori lungimiranti invece di stimolarle, se costringono all’esilio le forze migliori, allora a pagarne il prezzo più alto sono proprio i lavoratori. L’obiettivo è stato più flessibilità in entrata e in uscita in cambio di più occupazione nel rigoroso rispetto delle regole. 
Il mercato del lavoro dal 1997 è stato ampiamente riformato, ma strada facendo sono stati persi elementi che dovevano completare quella riforma. Questo è il momento di pensare ad un’altra fase, non ad un ennesima riforma del lavoro che ingessi di nuovo il mercato, cambiando di nuovo le regole del gioco.
Bisogna lavorare in modo tale che s’impedisca che alla flessibilità del lavoro si aggiunga la precarietà sociale, quindi si lavori affinchè il lavoratore possa essere tutelato nel mercato del lavoro.
Quindi per questa nuova fase bisogna intervenire soprattutto sul passaggio da un posto di lavoro a un altro, facilitando questo processo con agenzie per il lavoro più efficienti e politiche attive legate alla formazione; sugli strumenti che facilitano la transizione scuola/lavoro e sulla formazione continua; sulle modalità di protezione e tutela dei nuovi lavori. 

Nessun commento:

Posta un commento