domenica 10 marzo 2013

La competizione elettorale in Italia necessita di regole certe

In Italia nell’ultimo ventennio si è votato ben sette volte per l’elezione delle Camere: prima dello "tsunami" del 24 e 25 febbraio, si è votato nel 1992, nel 1994, nel 1996, nel 2001, nel 2006 e nel 2008.
In queste ultime sette elezioni, sono stati usati tre diversi sistemi elettorali:
  • proporzionale puro nella prima occasione,
  • uninominale corretto (il cosiddetto “Mattarellum”) dal ’94 al 2001,
  • infine il sistema con premio di maggioranza sperimentato negli ultimi rinnovi delle Camere (Porcellum), in tutti i casi i sistemi hanno dato grandi problemi di governabilità.
Per il voto di Regioni e autonomie locali sono in vigore altri tre sistemi elettorali, diversi tra loro anche se accomunati dal principio dell’elezione diretta.
La discussione sul sistema elettorale è stato uno dei temi centrali del dibattito politico negli ultimi anni, (specialmente nell’ultimo anno): ci sono stati molti referendum, una Bicamerale, tanti “tavoli” tecnici e politici ad hoc, miriadi di proposte di Legge e Governi di scopo.
Quello però su cui dobbiamo riflettere è che in altri Stati (dai miei ricordi di esame di diritto costituzionale comparato), il cambio delle regole elettorali è un evento non così comune, oserei dire raro: ci sono democrazie come quelle degli Usa e della Gran Bretagna che sono state capaci di mantenere nel corso dei secoli lo stesso modello.
In un sistema come il nostro, in cui le regole della competizione elettorale cambiano di continuo senza però portare ad un assetto soddisfacente che garantisca governabilità, forse c’è qualcosa che non va. 

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