L’Italia è un paese di pochi lettori, di molti scrittori o aspiranti tali, e di moltissime case editrici. Quanto a pubblicare un libro, è possibile farlo ormai anche in proprio, sul web, e promuoversi via internet. Ma per la maggior parte delle persone che hanno un romanzo “nel cassetto” la via più praticata è ancora quella di spedire il manoscritto in giro e aspettare nervosamente una risposta da qualche editore importante. È un fenomeno sorprendente, per certi aspetti. Da quando ho avuto la fortuna di iniziare una “carriera” da scrittore - con Fazi ho pubblicato finora tre romanzi gialli, della serie di un comissario romano che risponde al nome di Ottavio Ponzetti - ho avuto l’opportunità di vedere dall’interno il lavoro degli editor, che tra le altre cose fanno un po’ i talent scout di questo esercito di romanzieri in erba. Nella casa editrice che pubblica i miei romanzi, e non è una delle più grandi d’Italia, arrivano in media 30-40 manoscritti a settimana. E gli editor cercano più o meno di guardarli tutti, ma in questo mare di carta, e col tempo tiranno, difficilmente arriveranno a leggere tutto il testo di un autore nuovo. La partita, perciò, si gioca tutta sulle prime 10/20 pagine. Se quelle funzionano, il manoscritto ha una chance in più. Ma se si parte “col piede sbagliato”, allora le possibilità che un nuovo romanzo sia visionato per intero diventano quasi nulle. Perciò la fortuna di un libro dipende in gran parte dall’arte dell’incipit, come dicevano i latini, o dell’attacco, dell’ouverture. E forse è anche giusto così, e se giusto non fosse, potrei dire che è inevitabile… E poi ci sono quelli che hanno un’idea buona ma scrivono male, quelli che scrivono benissimo ma non riescono a tirare fuori un’idea commercialmente spendibile, quelli che scrivono di se stessi e dei propri dolori e credono che questo interessi il mondo intero e si arrabbiano se gli arriva la risposta standard “la sua opera, pur pregevole e interessante, non rientra purtroppo nei nostri piani editoriali”… Alla fine, la media dei manoscritti che viene letta per intero e di 1 su 100, e di quelli che vengono pubblicati il successo è decretato quando arrivano più o meno a sfiorare le cinquemila copie. Pochi lettori, pochissimi, e molti sognatori. O no?
Giovanni Ricciardi
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