lunedì 13 novembre 2017

Il pericolo degli -ismi

Nella storia, il suffisso -ismo, ha sempre portato alla degenerazione distruttiva della parola originale. Qualcuno, molto più illuminato di me, lo definì come un “parassita ideologico che svuota le cose della loro sostanza proiettandole fuori dal loro confine” e la storia contemporanea è piena di esempi di -ismi catastrofici. Quando ad esempio si discute di socialismo non parliamo di sociale, ma abbiamo visto essere un’affascinante utopia che pose i cittadini sotto un potere assolutista nelle mani di un partito che portava avanti una brutta copia dell’idea di uguaglianza e di giustizia sociale. Per non parlare del nazionalismo hitleriano o di fascismo mussoliniano che abbracciando il mito del popolo eletto e della razza superiore, hanno nuociuto e distrutto l’idea di nazione. Infine il nazionalismo mascherato da comunismo di Tito che voleva espandere il territorio jugoslavo ai danni della minoranza tedesca (massacrata ed espulsa con violenza), della minoranza ungherese (cacciata con la forza dalla proprie terre) e della minoranza italiana, trasformando l’idea di giustizia in uno stato dittatoriale dove ogni libertà era repressa. 
Si può quindi essere impegnati per il sociale ma contro il socialismo, lavorare per la comunità ma contro il comunismo, ammirare il progresso ma contro il progressismo e celebrare la nazione ma contro il nazionalismo. La storia ha dimostrato che gli -ismi portano a distorcere qualcosa che per essere giusta, sarebbe dovuta stare nel mezzo. Aristotele ci diceva che per raggiungere la felicità devi esercitare dei comportamenti che consistono nello scegliere il giusto mezzo tra due estremi. Il buon senso che ci dovrebbe accompagnare, consiste nel percepire gli oggetti nella loro esatta proporzione. 

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