mercoledì 29 giugno 2016

Istanbul e la strategia del terrore per renderci prigionieri

Quanto successo ieri ad Istanbul, continua inesorabilmente ad insegnarci che il terrorismo islamico è un problema senza soluzione. 
La sconfitta, l'arresto o l'uccisione di pochi terroristi non è mai totale, la vittoria sempre incompleta e la tensione infinita. 
Quando si arresta o si uccide un terrorista con un drone o si fanno dei blitz a casa degli Stati islamici, queste conquiste sono marginali e hanno come conseguenza perdite temporanee di inermi cittadini che mangiano in un ristorante, ascoltano musica o prendono un aereo per lavoro. 
Quando si colpiscono i terroristi la conseguenza è che i vincitori che esultano cadono rapidamente e gli sconfitti si rialzano velocemente e si riorganizzando colpendo come in Francia, Belgio e ora Turchia, in una maniera brutale. 
Papa Francesco diceva che questa è una terza guerra mondiale a pezzettini: abbiamo percepito che l'Europa è solo un teatro di questa guerra? Ricordiamo tutti i vacanzieri uccisi in spiaggia in Tunisia, in Mali o mentre visitavano un museo, e i turisti di un aereo russo fatti saltare in aria sul Sinai? 
Quel vento di discordia e di odio di fondamentalisti e terroristi, sembra impossibile da sconfiggere e la cosa terribile è che la parola sicurezza forse è divenuta una parola troppo precaria nel nostro vocabolario. 
Non esiste la bacchetta magica ma serve almeno provare a prevenire. Abbiamo una polveriera ai nostri confini con tre grandi conflitti in corso: quello tra sciiti e sunniti, quello tra fondamentalisti e nazionalisti e quello tra sionismo e islam. 
Ancora una volta stiamo entrando in un’epoca di guerre ideologiche e la storia ci insegna che queste durano sempre fino alla fine. 

Questo terrorismo è capace di risorgere dopo ogni sconfitta, perseguendo con sempre maggior tenacia una crociata anti-sionista e anti-occidentale.
La battaglia è contro un presunto Stato islamico che è anche organizzazione criminale transnazionale implicata in tutto ciò che quella religione ha categoricamente condannato: narcotraffico, traffico d’armi, contrabbando, usura, rapimenti, distruzione di luoghi sacri, uccisione in massa.
La ricetta c'è e potrebbe essere quella di estinguere i canali di finanziamento di questi terroristi e tagliarli fuori dai mercati e dall’intelligence, isolare l’organizzazione criminale rispetto alla popolazione, impedendo approvvigionamenti di armi, infiltrare le loro file con spie vicine, etc . Non si deve guardare solo al fronte esterno, ma la priorità è il fronte interno.
E' una guerra è vero ma che può e deve essere combattuta in modo diverso.
E ora per l'ennesima volta si piangono inermi cittadini e vacanzieri.

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