giovedì 16 ottobre 2014

La droga non si combatte solo con provvedimenti di ordine sanitario e giudiziario, ma anche instaurando nuove relazioni umane, ricche di valori spirituali ed affettivi.

La droga non si combatte solo con provvedimenti di ordine sanitario e giudiziario, ma anche instaurando nuove relazioni umane, ricche di valori spirituali ed affettivi.
La tossicodipendenza è passata nello spazio di qualche decennio da una diffusione relativamente ristretta, a un fenomeno di massa, che tocca innanzitutto gli adolescenti e i giovani, divenendo per loro un aspetto ordinario della loro vita.
Infatti, un gran numero di quanti fanno uso di droga è costituito da giovani, e l’età di approccio al problema si abbassa sempre più.
Per questo motivo la preoccupazione va innanzitutto ai giovani perché sono le prime vittime di questa “dipendenza chimica”. Sono i soggetti più vulnerabili ad incorrere in questo grave “errore di valutazione”, così definito da Philip K. Dick[1] che diceva: l'abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma un errore di valutazione. Quando un certo errore comincia a essere commesso da un bel po' di persone, allora diviene un errore sociale, uno stile di vita. E in questo particolare stile di vita il motto è: "Sii felice oggi perché domani morirai"; ma s'incomincia a morire ben presto e la felicità è solo un ricordo”. 
E’ compito delle istituzioni pubbliche impegnarsi in una politica seria, volta a riparare situazioni di disagio personale e sociale, tra le quali emergono la crisi della famiglia, principio e fondamento della società umana, la disoccupazione giovanile, la casa, i servizi socio-sanitari, il sistema scolastico.
Lo Stato ha per compito di vegliare al benessere dei cittadini. L’aiuto dello Stato ai cittadini deve rispondere al principio dell’equità e della sussidiarietà: cioè deve innanzitutto proteggere, fosse anche contro se stesso, il più debole e povero della società. Non ha dunque il diritto di dimettersi dal suo dovere di tutela di fronte a coloro che ancora non hanno avuto accesso alla maturità e che sono vittime potenziali della droga.
Si deve partire da un presupposto: sulla base delle nuove evidenza scientifiche, le sostanze stupefacenti, prescindendo dai diversi effetti psicoattivi di ciascuna, sono tutte egualmente dannose e pericolose per la salute delle persone.
A mio parere deve interessare poco se le sostanze danno dipendenza fisica o psicologica, ma bisogna partire dal presupposto che danneggiano, in maniera più o meno accentuata, l’organismo.
La prevenzione si deve ritenere prioritaria e fondamentale per la riduzione della domanda di droga.  A livello preventivo[2], è necessario che una informazione medica, saggia e precisa sia data in particolare ai giovani, sottolineando gli effetti devastanti della droga a livello somatico, intellettuale, psicologico, sociale e morale. Ma la scuola non deve intervenire con una prevenzione centrata solo sull’informazione e sulla dissuasione, ma anche deve lavorare sulle condizioni che favoriscono l’iniziazione precoce all’alcool e al fumo e affrontare in modo serio le condotte marginali e contronormative che si sviluppano prima dei 14 anni.





[1] Philip Kindred Dick (1928 – 1982), scrittore statunitense.
[2] E' stata approvata, sia a Bruxelles dal Consiglio dei 27 Paesi dell’Unione Europea, sia a Vienna dalla Commissione stupefacenti dell'ONU, la risoluzione presentata dall'Italia in tema di lotta alla droga, sia sul fronte della prevenzione sia su quello del recupero totale delle persone tossicodipendenti.
La risoluzione è un risultato importante, perché riporta e valorizza come punti fondamentali centrali dell'intervento sulle tossicodipendenze i concetti di riabilitazione, reinserimento sociale-lavorativo e il recupero totale della persona. Con questa risoluzione, tutti gli Stati hanno concordato che questa deve essere la strategia prioritaria nell'approccio alle tossicodipendenze.

2 commenti:

  1. Caro Andrea,
    hai ragione e allo stesso tempo questa lotta è davvero contro un mostro più grande di noi.
    I ragazzi la trovano ovunque, da quando si trovano sui banchi di scuola .. Momento in cui invece un genitore è tranquillo perchè lo pensa a scuola, ad imparare e giocare.
    L'informazione è importante - sia a scuola che a casa, perchè l'una non sostituisce l'altra - ma lo è ancora di più la formazione della personalità del bambino che, giorno dopo giorno, diventa ragazzo/a .. uomo/donna. Perchè il bambino che SA ma è debole, di fronte agli amici che lo prendono in giro finisce col cedere al tiro di una canna (o altro) per farsi accettare e per sentirsi PARTE di qualcosa che conta.
    Il bambino o ragazzo che invece è forte e non ha bisogno dell'altrui approvazione riesce a dire di NO, perchè lui basta a se stesso. Ha amici anche se non è parte di 'quel' gruppo.
    Dall'altra parte è importante che i genitori siano presenti ma invisibili. Saper cogliere uno sguardo diverso, un comportamento insolito, amicizie sbagliate può essere decisivo all'inizio dell' errore di valutazione.
    Ora infatti, come dicevi tu in un altro post, non ci si avventura più in questo mondo perchè si è isolati o emarginati, ma perchè aiuta nella socializzazione, o meglio si pensa che aiuti nella socializzazione ma poi.. cosa ti lascia!? il vuoto più totale, sia dentro che fuori.
    La società, lo Stato, le Istituzioni sì .. ma l' impegno deve partire dalle famiglie.

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  2. Veramente interessante il tuo spunto di riflessione

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