mercoledì 25 giugno 2014

Era solo un giovane che voleva assistere ad una partita

Ciro Esposito è morto. Lo apprendo ora in aeroporto. Una notizia devastante. 
Mi sento vicino a tutta la famiglia. Non doveva succedere per una partita. 

Un episodio così anomalo ma carico di viltà, un gesto così barbaro come quello di colpire con una pistola prima di una partita.

Purtroppo Ciro è solo l’ultimo caso: possiamo purtroppo contare diversi ragazzi deceduti, rei di tifare per i propri colori in trasferta.

Spesso la vendetta sembra essere la strada più facile, veloce e soddisfacente, ma mai (e sottolineo mai), la più giusta. 
L’onestà sta nella ragione e non nell’istinto e che alcune reazioni sono comprensibili ma comunque sbagliate.

L’odio e la violenza sono spesso le scelte più facili, ma non la più giuste, perché costantemente fomentate da una rabbia che è difficile, ma necessario domare.

Un confronto nato dal seme dell’odio, non potrà che terminare in odio, il rischio concreto è poi seguire il precetto dell' “occhio per occhio,dente per dente”, con cui si verrà probabilmente ripagati  dal ciclo della storia. Tempo al tempo.
Allora occorre tenere i nervi saldi, vigilare e isolare i predicatori del disprezzo.

Se vogliamo un mondo migliore e una società più giusta, abbiamo solo bisogno di rompere il circolo dell’odio e della violenza.

Ora ecco quello che resta è il viso di Ciro Esposito che è morto senza un perché, dei genitori che non rivedranno più il loro figlio e dei ragazzi che erano accanto a lui feriti nel corpo e nell’anima. Non possiamo e non dobbiamo aggiungere altre sofferenze.

Ora riposa in pace.

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