sabato 13 luglio 2013

Da Papa Benedetto a Papa Francesco, una linea comune contro il riciclaggio

Nel dicembre del 2010, Papa Benedetto XVI, aveva iniziato a portare avanti un nuovo cammino di trasparenza con un Motu Proprio per la prevenzione ed il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario,  pubblicando una  legge "concernente la prevenzione e il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrorismo", in linea con le indicazioni della comunità internazionale che si era dotata ormai da tempo di principi e strumenti giuridici che permettevano di prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.
Nonostante questo, nel 2012 il Dipartimento di Stato americano aggiunse per la prima volta lo Stato del Vaticano a una lista di altri 67 Paesi potenzialmente suscettibili al riciclaggio del denaro. Il governo Usa ha inserito la Santa sede nella categoria dedicata ai Paesi con "giurisdizioni preoccupanti", insieme tra gli altri ad Albania, Repubblica Ceca, Egitto, Corea del Sud, Malaysia, Vietnam e Yemen.
Papa Francesco ha capito che oltre la legge serviva qualcosa in più, inasprendo le pene per questo tipo di reato, perchè purtroppo la Chiesa è fatta anche di uomini e che esistono problemi di management e di atteggiamenti ormai troppo radicati e quindi servivano persone diverse. 
La forza tranquilla del Papa, il suo stile di comunicazione e il suo modo di procedere deciso, ha alla base la volontà di preservare la natura stessa della Chiesa e l'agire che ad essa conviene.Si tratta di portare a termine quanto iniziato dal Papa Benedetto XVI, per "consentire ai principi del Vangelo di permeare anche le attività di natura economica e finanziaria".

Serve rialzarsi perchè si può cadere ma non essere capace di rialzarsi è disonorevole.

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