domenica 15 gennaio 2012

Design positivo: Etico, Sostenibile, Elegante di Mauro Porcini

Mauro dresses up at 3M as if it were a Milanese runway. His wardrobe, he says, conveys
Sono stato invitato a partecipare a questo blog da Andrea. Mi piace scrivere, ho scritto molto in questi anni, ma non partecipo attivamente a blog o discussioni online. I motivi sono vari, ma non sono l’oggetto di questo mio intervento. Ho deciso di lasciare una testimonianza in questo blog a causa del rapporto particolare che mi lega ad Andrea, ma soprattutto per il rispetto e per il piacere suscitato dalla notizia della sua prima opera letteraria auto-prodotta. Con questa testimonianza i nostri mondi “letterari” in qualche modo si toccano e si incontrano. 


Sono un designer e il mio contributo vuole essere un omaggio a questa disciplina, a questa missione, a questa idea. E un appello rivolto a tutti i progettisti del mondo e alle aziende per cui lavorano. 
Il designer e’ un individuo chiamato a creare un “qualcosa” che in un modo o nell’altro impattera’ la societa’: spesso quel “qualcosa” e’ un oggetto, altre volte e’ un brand o un servizio o una strategia. 
Dietro al designer c’e’ sempre un ente organizzato che rende possibile che quell’idea creativa raggiunga il mercato e venga commercializzata e fruita da un utente: solitamente tale “ente” e’ un’azienda, ma puo’ eventualmente essere qualsiasi altra organizzazione in grado di produrre e distribuire. 
Designers e aziende godono del peso di un dovere e del piacere di un’opportunità: attraverso i prodotti che sognano e producono possono influenzare milioni di persone, educarle, dar loro sicurezza, creare piacere, generare sorpresa. Possono plasmare esperienze che formino la società stessa e la indirizzino verso quello che sarà. Si pensi a come Steve Jobs e Apple hanno radicalmente cambiato il nostro modo di comunicare, lavorare, passare il tempo libero, attrraverso la creazione di “oggetti” come l’Ipod, l’Iphone o l’Ipad. È nostra responsabilità dunque, come progettisti e come aziende, cercare di progettare, commercializzare e diffondere prodotti “positivi”, in grado di creare valore per la comunità. 



Mi piace pensare che ci siano tre valori di base che definiscono un prodotto come “positivo”. Tre valori imprescindibili che dovrebbero essere un faro costante nel mare del possibile, un riferimento meta-progettuale disegnato a priori: l’Eticità, la Sostenibilità e l’Eleganza. E’ nostro dovere e nostro piacere progettare e condividere prodotti positivi, ovvero che siano quanto più etici, sostenibili ed eleganti possibile.
Il prodotto “Etico” è ovviamente relativo alla definizione corrente di Etica e in quanto tale è dinamico nel tempo. Non è questa la sede per inoltrarsi nell’intricatissima selva di definizioni, accezioni ed eccezioni di questo concetto - ed ogni tentativo parziale non sarebbe adeguato alla profondita’ del tema - ma come ideatori o produttori di artefatti ed esperienze dovrebbe essere sempre nostra prerogativa confrontarci con gli interrogativi etici personali e della società, producendo soluzioni assolutamente consapevoli relativamente a questo tema. 
Il prodotto “Sostenibile” è un atto di rispetto e di sopravvivenza. Per l’ambiente, per noi stessi e per le generazioni che ci sopravvivranno. Ideare prodotti che siano in grado di dialogare con la natura, integrandosi e trasformandosi senza distruggere, deve essere un obiettivo cardine della progettazione e della produzione. Questo valore ha ancora più peso nella società moderna, nella civiltà del consumo globale e della mass customization, laddove la stessa tipologia di prodotto viene acquistata e fruita contemporaneamente dallo stesso utente in svariati esemplari, generando sì differenti esperienze positive, ma anche moltiplicandone esponenzialmente l’impatto sulla società e sull’ambiente. È oggi impossibile invertire questa tendenza e d’altronde non penso sia ciò di cui la società abbia bisogno: lo scenario attuale rende possibile vivere esperienze nuove, complesse e costruttive (purtroppo solo ad una frazione del globo, ma questo è un problema che ha radici ben più profonde rispetto al disegno di un prodotto) che non erano assolutamente realizzabili poche decine di anni orsono. Sin dall’atto della progettazione occorre fare in modo che queste esperienze di piacere non si trasformino in esperienze di distruzione per noi e per il prossimo nel momento della fruizione e della dismissione. Vogliamo progettare prodotti in grado di soddisfare sogni e bisogni della società attuale senza compromettere l’abilità e le risorse necessarie a soddisfare i nuovi sogni e i nuovi bisogni delle generazioni future. 
Infine, il prodotto “Elegante” è una concessione che mi permetto a favore di un lato della questione apparentemente più superficiale, ma di sicuro impatto sulla società. L’eleganza è armonia, è dialogo unisono tra elementi, è equilibrio sottile e piacevole. L’eleganza è una nota silenziosa, inarticolata eppur soavemente percepita, che quando viene a mancare fa frantumare la piacevolezza dell’esperienza. L’eleganza non è uno stile, è bensì la soluzione più semplice ed efficace per risolvere un problema aritmetico o un progetto di uno stampo a iniezione. L’eleganza è nel prodotto così come nel processo. L’eleganza è ogni albero, ogni fiume, ogni spiaggia, ogni montagna: la natura è e sempre sarà elegante. L’eleganza è bellezza. L’eleganza può essere in un viso, in un portamento, in un dettaglio di una giacca. L’eleganza suprema è innata: l’uomo ce l’ha oppure non ce l’ha. Ma il designer, novello demiurgo, ha il dono di poterla regalare ai propri oggetti. L’oggetto elegante è in equilibrio con se stesso e con il mondo, è semplice, non in assoluto bensì relativamente alla propria natura. E quindi l’eleganza può essere un muscolosissimo aspirapolvere Dyson così come una sobria nota riposizionabile Post-it ®. L’eleganza rende la società più bella, più piacevole, più pacifica, in quanto è armonia dinamica di elementi, di persone, di oggetti. L’eleganza è design. Il design è e deve essere Eleganza. 



Il dovere dei progettisti e delle aziende moderne è quello di plasmare prodotti che siano sempre imprescindibilmente Positivi, ovvero Etici, Sostenibili ed Eleganti. Questo è il dono che possiamo lasciare in eredità alla società moderna e a quella che verrà.


Mauro #Porcini

3 commenti:

  1. Molto interessante il concetto di design positivo come responsabilità per i progettisti di creare valore per la comunità...Grazie Mauro!

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  2. Bravo Mauro, cosa si prova ad essere un designer italiano cosi conosciuto e stimato in America?

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    1. Grazie… Beh, è incredibile come l’”italianità” sia apprezzata qui in America e in quelle tante altre regioni del mondo con cui lavoro quotidianamente. Mi riempie d’orgoglio poter rappresentare la creatività del nostro paese sullo scenario internazionale… È un’esperienza entusiasmante ed una sfida affascinante….
      Mauro

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